martedì 5 febbraio 2008

Tripi celebra l'importanza dei KIBS

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Nel campo dell'innovazione, l'Italia non deve darsi una tabella di marcia, ma una tabella di corsa. Lo ha detto Alberto Tripi, presidente di Confindustria Servizi innovativi e tecnologici, alla presentazione del Rapporto sugli indicatori dei servizi innovativi e tecnologici tenutasi oggi a Milano, nell'ambito del convegno "L'Italia che fa correre l'Italia", dove il merito di far correre è da ascrivere appunto ai servizi innovativi e tecnologici. Per ogni punto percentuale di Pil prodotto, quello italiano contiene in media il 20% in meno di innovazione, di istruzione, di ricerca e sviluppo, di conoscenza, rispetto a quello dei principali paesi europei. Ma, come rileva il rapporto, dal confronto tra i risultati economici conseguiti nel periodo 2003-2007, dal settore dei servizi innovativi e tecnologici e le performance registrate dall'economia nazionale appare evidente come i primi abbiamo finora mantenuto un passo di corsa rispetto alla lenta marcia delle seconde.
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Nell'articolo di Pino Fondati sul Sole24Ore seguono anche numeri interessanti, che ribadiscono il ruolo cruciale dei servizi basati su conoscenze tecnologiche e innovazione nell'economia nazionale, italiana soprattutto.

Nella seconda parte, riguardante la ricetta per spingere questi kibs e insieme iniettare di energia l'economia nazionale tutta, tutto sembra condivisibile (ancorche' un po' superficiale) meno la fiducia riposta nella PA:
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Uno scenario che riveda il ruolo di driver della pubblica amministrazione come partner delle imprese, facilitatore del loro sviluppo, e che rifugga dall'essere un concorrente delle imprese protetto da mercati cosiddetti "captive". Tripi ricorda come oggi la PA si caratterizzi per 20 mila stazioni appaltanti che mobilitano oltre 100 mila commissari di gara, con i costi che si possono immaginare e la cattiva gestione delle gare stesse.
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La sensazione e' che qui si debba constatare con lucidita' quale ruolo stia effettivamente assumendo la PA nel locale, al di la' di teorici e appropriati modelli di governance. Nei confronti dell'innovazione (e non solo), infatti, l'impronta della PA si riconosce per il rallentamento, la complicazione inutile, lo spreco piu' ingiustificabile, il soffocamento della meritocrazia, a vantaggio di un "vetustissimo" clientelismo.

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