domenica 13 aprile 2008

La mia dichiarazione di voto

Oggi andro' a votare. Gia' questa e' una decisione, molto piu' serena e convinta rispetto alla scelta di chi votare.
Non esistono politici perfetti, perche' nulla e' perfetto, dunque e' necessario e doveroso scegliere il miglior compromesso, pur nella continua tensione al miglioramento e alla perfezione, anche in politica.

Votero' in modo "utile", almeno spero, perche' vivo in un paese a rischio di catastrofi economiche e sociali, in quanto fanalino di coda di un sistema economico occidentale in grave crisi, sia per la posizione che occupa (la peggiore in molti campi) e sia per l'incapacita' di porre in atto un processo di miglioramento. In una tale situazione la prima cosa che spero sia evitata e' uno stallo della politica, gia' inefficiente, e l'aggravamento degli ostacoli e la perdita di opportunita' per il paese, legati alla mancanza di buon governo.

Dunque rimane da definire cos'e' un voto utile per me. Ci sono considerazioni di breve e lungo tempo, pragmatiche e di principio.

Tra quelle di breve e pragmatiche, c'e' soprattutto questo: un voto utile e' un voto che permetta all'Italia di essere governata, qualunque sia l'orientamento politico di chi la governa. La politica per la politica, quella delle poltrone, quella della casta, e' sempre piu' inacettabile, proprio perche' oggi questa logica non e' mai stata piu' soverchiante. Vinca chi deve vincere, e che governi come crede, poi a casa se non funziona, e subito un altro giro. Sciagurati sono per me i consigli che ho letto, di votare in modo che l'apparato governativo risulti in condizioni di stallo. In mancanza di indicazioni precise dall'elettorato, il politico si svacca sulla poltrona.

Tra quelle di lungo e di principio, ci sono le mie convizioni, la consapevolezza che la destra non e' uguale alla sinistra e non potra' mai esserlo. Su molti punti i programmi delle due coalizzioni sono sembrati simili, eppure su altri c'e' ancora oggi una divisione netta. Nell'idea di giustizia e liberta'. Nel valore della socialita' e in molti altri valori. Nel senso delle regole. Nel ruolo dello Stato. Io sto da una sola di queste due parti, e spero che l'approccio di quella sia sempre piu' applicato e permetta una vita migliore per tutti, e per me. Il mio voto quindi non puo' prescindere da questo.

Infine, proprio perche' la razionalita' non e' in grado di sostenermi fino in fondo in questa scelta, ci sono alcune considerazioni di pancia. Quando Berlusconi scese in politica 14 anni fa, molti salutarono festosamente il nuovo linguaggio, la capacita' di comunicazione, e diciamo proprio di fascinazione. In realta' Berlusconi e' Berlusconi, e presto e' diventato chiaro. D'altra parte la politica da allora non e' stata piu' la stessa, e sono convinto che questo e' piu' positivo di quanto effettivamente Berlusconi abbia dato alla vita politica italiana. In queste elezioni questo ruolo e' passato sulle spalle di Veltroni. Al di la' del fatto che Veltroni e' Veltroni, ho percepito il senso del nuovo solo nelle sue parole. E sono convinto che anche in questo caso la politica non sara' piu' la stessa, a prescindere da quello che effettivamente Veltroni dara' alla politica italiana. Tra l'altro Veltroni era politico gia' ieri, e di lui si puo' gia' verificare l'operato, che coincide con il sorpasso di Roma su Milano alla guida delle citta' dinamiche mondane e produttive.

Nessuna delle precedenti considerazioni da sola sarebbe sufficiente per decidere. Fortunatamente c'e' una specie di consonanza tra tutte, e il mio voto, anche se con un grave senso di inquietudine e inadeguatezza, sara' quindi su queste note.

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