venerdì 1 agosto 2008

Condivido ergo sum /1: Leadbeter

clipped from blog.debiase.com

Cibo di sintesi

Ludwig Feuerbach scriveva «siamo quello che mangiamo». Charles Leadbeater dice «siamo quello che condividiamo». Il suo libro racconta il passaggio dalla produzione di massa all'innovazione di massa.

7:50:52 AM comment [0];


Chiosa a «siamo ciò che condividiamo»

Quest'idea di Charles Leadbeater secondo la quale «siamo ciò che condividiamo» indica solo una parte della realtà. Ma molto significativa. Nella rete ci esprimiamo e ci connettiamo. Condividere viene dopo avere trovato che cosa esprimere e dopo avere trovato la connessione con qualcuno che riconosca come interessante quello che esprimiamo. [...]

La rete pensata come mera condivisione può condurre a comportamenti convenzionali. La rete pensata invece come «espressione e connessione» impone un esercizio di introspezione e una ricerca di relazione che qualche volta conduce a un reciproco riconoscimento. A quel punto parte anche la condivizione, che però non è necessariamente la costruzione di un pensiero convenzionale.[...]

9:37:40 AM comment [0];
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Il primo commento di Luca De Biase all'ottimo spunto di Charles Leadbeter (gia' autore dell'illuminante Living on thin air del 1999) mi era piaciuto moltissimo, e pensavo che avesse colto nel segno con quel parallelismo che enfatizza come l'uomo si esprime sintetizzando e rielaborando cio' che riceve dall'esterno, e restituendolo all'esterno.

A dire il vero, il paragone col cibo aveva qualche debolezza, non sembra esserci molto valore in cio' che si restituisce al mondo esterno, in quel caso, ma ci poteva stare. La chiosa, invece, mi ha fatto capire che l'interpretazione di De Biase andava in tutt'altra direzione, che non condivido.

La condivisione, non puo' essere vista come una semplice operazione di adesione supina a messaggi esterni che si traduce in una semplice replica (copia e incolla, si dovrebbe dire). Il 'pensiero condiviso', per adesione acritica ad una tribu', e' una degenerazione possibile, non voglio togliere senso alle preoccupazioni di De Biase, ma non e' il punto.

Si deve leggere, a mio parere, "siamo cio' che proponiamo all'effettiva disponibilita' degli altri", cio' che sottomettiamo alla loro selezione e valutazione. Gli altri potranno quindi condividerlo perche' lo sottoscrivono e lo fanno proprio, oppure perche' lo vogliono assumere come semplice riferimento, o proprio per meglio contestarlo.

Anche perche' "condivisione" viene da "divido con", e non rimanda necessariamente ad un "consenso morale", quindi un eventuale pensiero convenzionale non e' diretta conseguenza dell'aver sottoposto una certa idea alla valutazione, anche solo all'esperienza degli altri.

Ne scrivo di piu' qui.

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