martedì 19 agosto 2008

Modello 2.0: non esattamente successivo a quello 1.0

In internet si parla da anni ormai di "web 2.0" per indicare l'inizio del periodo in cui internet e' realmente passato nell'iniziativa dei singoli utenti, i quali hanno cosi' potuto costruirsi propri spazi personali, esprimere liberamente le proprie opinioni, notizie personali, e qualunque altra stupidaggine veniva in mente, e avviare conversazioni di varia natura senza particolari limitazioni (nemmeno le conoscenze di informatica che servivono un tempo) e anzi facilitati dalle funzionalita' dei social network.

E' cambiato lo strumento, e' cambiato l'utilizzo (la comunicazione, lo sviluppo di conoscenze, la collaborazione), sono cambiate le abitudini delle persone. E poi di nuovo la spirale si e' chiusa e riaperta: le nuove abitudini hanno spinto la nascita di nuovi strumenti. E si sta sviluppando continuamente.

Nello stesso modo anche la comunicazione aziendale ha dovuto prendere in considerazione questa spinta innovativa. Cambiando l'atteggiamento del target a cui si rivolgono (i consumatori), hanno dovuto assumere lo stesso linguaggio per continuare a conquistarne l'attenzione.

Qui il passaggio non e' stato ne' completo ne' tanto meno generale. Le aziende, non poche anzi la maggioranza, continuano ad operare nel mercato con schemi 1.0, anche su internet, e anche quelle aziende che hanno adottato un approccio 2.0 non l'hanno sempre fatto definitivamente e completamente.

Ma si tratta veramente di un passaggio ? C'e' un prima e un dopo, come la numerazione farebbe pensare ? Giunti al modello 2.0, chi rimane a quello 1.0 e' da considerare "in ritardo", "superato", "incapace" o sempre "malintenzionato" ?

Ne' le aziende, e nemmeno le persone, sono tutte "naturalmente" orientate al modello 2.0: le persone solo un po' piu' delle aziende. La tabella che segue puo' aiutare a dividere, con un colpo di accetta, il mondo delle aziende e delle persone in due. Cosi' si vede che solo con l'accetta ci si potrebbe riuscire.




Le persone non sono 2.0 per natura, non sempre, e il web2.0 non rappresenta per tutti un punto di arrivo che prima era desiderato ma non possibile da raggiungere.

Alcune persone sono proprio 'belle persone', quando hanno un comportamento orientato in modo 2.0: ne viene di conseguenza, e anzi si puo' considerare internet come una sorta di bollino di qualita' nella capacita' di relazionare. [Edit 28/8 10:30] Altre, pero', e non poche, hanno ancora un approccio 1.0, semplicemente perche' e' per loro piu' congeniale. E ce l'hanno anche su internet.

Certo, internet tutto traccia, e tutte le tessere di un profilo possono essere effettivamente ricomposte, fino a smascherare chi voglia fare troppo il furbetto con la propria identita'. Ma oggi, come ieri, truffe crimini e atri inganni quotidiani sono all'ordine del giorno su internet, come sappiamo benissimo.

Le persone (come le aziende) che su internet oggi esibiscono modi di comunicare e confrontarsi di tipo "poco chiaro", giocano con l'opacita' e l'inganno, pubblicando un profilo di se' stessi non veritiero; non accettano il confronto e ricorrono spesso ad interventi di tipo spam, che accendono flame, che offendono senza ascoltare ne' discutere; tendono a prendere e non a dare, contribuendo poco e quasi sempre senza alcun intento costruttivo; arrivano a ordire truffe e costituiscono un reale pericolo per i piu' ingenui.

C'e' un modo "buono" di essere 1.0: il classico "gioco di ruolo", che internet ha rilanciato proprio grazie alla mediazione della rete. C'e' l'aspirazione positiva di chi vende la propria idea mentre la sta ancora realizzando. C'e' talvolta una necessita' organizzativa, una dimensione sistemica, che richiede di derogare al perfetto individualismo, di cedere una parte dell'iniziativa ad un rappresentante. C'e' un modello economico commerciale in cui siamo immersi, fatto di vendite e di acquisti, e che non si puo' abbandonare (senza pesanti ricadute sulle proprie entrate) prima che siano stati attivati altri modelli altrettanto solidi ed efficaci.

E c'e' anche un modo "cattivo" di essere 1.0: quando prevale un atteggiamento disonesto, malizioso, affaristico, in cui vita mea = mors tua. Io questo lo chiamo 1.1, la variante "bacata": quando qualcuno approfitta di regole pulite, e giocate con fiducia dagli altri giocatori, per meglio fregarli. [Edit 19/8 23:45: per chi non avesse capito questa del 1.1 e' una battuta! ;-)]

Internet non e' il migliore dei mondi possibili, ma solo un'altra faccia di questo mondo. Le dinamiche in internet sono "meccanicamente" preferibili, perche' piu' trasparenti, piu' vantaggiose per tutti, piu' piacevoli. Ma non sorprendiamoci se proprio questo attira malintenzionati; se certe community di successo vengono assaltate da personaggi in cerca di potere, o semplicemente invidiosi; se certi servizi di visibilita' finiscono per essere manipolati ad arte; se certe conversazioni in qualche social network puzzano di beghe da cortile. Non sorprendiamoci, e anzi appioppiamo loro una bella etichetta: 1.1, appunto.

Dopodiche' mi verrebbe da dire: "debagghiamo la Rete!" Una rete che sa autodeterminarsi (in positivo), senza ideologiche autocelebrazioni, sara' anche piu' solida contro attacchi esterni, da parte di chi teme il nuovo, e vorrebbe dimostrare che si tratta invece sempre della stessa merda.

[Edit 21/8 23:55]
Ho visto che in tanti si fermano a discutere se le due etichette, web2.0 e web1.0, sono legittime, e se esiste una separazione netta tra il "web di ieri" e il "web di oggi". Significativa e' stata questa discussione in FF con @lezionidistile e @federico_fasce, che non riguardava questo articolo, ma in generale l'esistenza del web2.0.

Sarebbe come fermarsi a discutere se Rinascimento e' un termine appropriato rispetto a Medio Evo, e se la data in cui e' finito uno e iniziato l'altro sia o no il 1/1/1400, invece che discutere cosa sia stato il Rinascimento, e quali novita' ha portato rispetto al Medio Evo.

Il titolo di questo articolo contesta appunto la lettura strettamente sequenziale, e averli chiamati modello 2.0 e modello 1.0, e' un altro modo per dire che non mi interessa discutere l'etichetta, ma cio' a cui riferisce.


[Edit 22/8 13:00] Nenanche farlo apposta il giorno dopo la pubblicazione di questo articolo (e del commento di Gigi) a Gigi capita questo, e su FF si e' sviluppato un lungo thread in risposta.

9 commenti :

gigicogo ha detto...

bello, complimenti.
Bisognerebbe analizzare, anche, il modo "cattivo" di essere 2.0 :-)

ma più avanti!

metakappa ha detto...

sappiamo benissimo tutti quanti che la perfezione non e' di questo mondo, e nemmeno del web2.0
;-)

GinoTocchetti ha detto...

sto aggiungendo i link un po' alla volta (questa volta e' andata cosi')

Unknown ha detto...

Non c'e' soluzione di continuita' tra web1.0 e 2.0, come non ce n'e' tra epoche successive della storia dell'uomo. E' una similitudine che ho usato altre volte, ma mi pare efficace.

Ed ovviamente internet non e' il migliore dei posti possibili, pero' e' un canale, e in quanto tale impone l'adozione di alcuni codici linguistici e comportamentali. Altrimenti si rischia di fare grossi danni a se stessi e magari anche agli altri.

Andare ad una serata di gala con in costume da bagno si puo', ma poi essere credibili diventa difficile.
;)

PS.
il sistema di gestione dei commenti di blogger e' una maledizione.
:-P

GinoTocchetti ha detto...

Donato,

su questa cosa di web2.0 vs web1.0, dovro' tornare sopra.

Infatti tutti si fermano a discutere se le due etichette sono legittime, e se esiste una separazione netta tra il "web di ieri" e il "web di oggi".

Non era quello di cui volevo parlare.

Sarebbe come fermarsi a discutere, per seguire il tuo esempio, se Rinascimento e' un termine appropriato rispetto a Medio Evo e se la data in cui e' finito uno e iniziato l'altro sia o no il 31/12/1400.

Il titolo, che contesta la lettura strettamente sequenziale, e averli chiamati modello 2.0 e modello 1.0, non e' stato sufficiente.

Pazienza. Postero' di nuovo.

Alla serata di gala in costume da bagno, rende bene. Vedo che tu hai capito benissimo.

Felter Roberto ha detto...

Eppure la cosa bella del web 2.0 è proprio quella che, continuando sulla similitudine, trovi facilmente altri "matti" come te che vorrebbero andare alla serata di gala in costume da bagno e finisce che si creano gruppi di persone che vanno ai galà in costume, diventando di fatto un "altro codice comportamentale".
Come dicevo con Metakappa qualche giorno fa, davanti ad un prosecco per cui prendetelo con le dovute "misure", il web non ha "globalizzato" ha semplicemente "riaggregato" seguendo altri canoni. Permettendo di socializzare a gente che nel mondo reale aveva problemi di socializzazione e creando difficoltà ad altri, che invece nella realtà non l'avevano. Quello che al galà andava elegante, ma non rivolgeva la parola a nessuno, ai "galà di internet" non riuscirà a partecipare, perchè lì ti chiedono come ti chiami, non come sei vestito.

GinoTocchetti ha detto...

sono assolutamente d'accordo con te @felter, sul fatto che in rete l'e' tutto da rifare e le possibilita' sono quindi riassegnate!

inoltre la creativita' e' proprio la protagonista, quindi immagino che una bel costume da bagno, magari nero gessato ;-), per restare nella metafora, potrebbe starci anche meglio.

D'altra parte credo che @markingegno intendesse dire, che anche nel web2.0 c'e' un codice o netiquette o modello 2.0, o come si vuole chiamarlo, ed alcuni non l'hanno capito fino in fondo, o intenzioanlmente non lo rispettano, facendosi cosi' riconoscere subito, e in senso negativo.

Per questo io sono d'accordo con lui, e ti faccio un esempio, senza andare a prendere pedofili e truffatori:

io ho sentito usare la parola "nonnismo" da parte di qualcuno che era stato coinvolto per organizzare un barcamp, e voleva rimarcare la sua posizione "di vantaggio" sui neofiti che sarebbero arrivati!!!

(in realta' non e' stato l'unico episodio del tipo in questione, altrimenti non ci avrei fatto tanto caso).

tu capisci che, altro che costume da bagno ad una serata di gala! altro che anticonformismo divertente e potenzialmente utile! diciamo che c'e' chi e' abituato ad andare in giro senza essersi pulito troppo bene uscendo dal bagno.

Luigi Mengato ha detto...

Ciao Gino,
mi è piaciuto il passaggio sulle aziende 1.0 e 2.0 (essendo quello il terreno su cui mi muovo per lavoro).
Come dici tu, sottolineo che le aziende non possono essere 2.0 se non lo sono le persone che le compongono. Essere "persone 2.0" vuol dire avere un certo tipo di indole, di carattere e di cultura che non tutti possono (o vogliono) avere.

GinoTocchetti ha detto...

Ciao Luigi,
ci sarai alla cena del 29 ?

http://nordest-a-tutta-birra.pbwiki.com/

se si, o quando capitera', sara' interessante riprendere il discorso, e metterre a confronto le nostre esperienze "aziendali"
A presto